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REDDITO DI CITTADINANZA, BASTA BUGIE, PARLANO I NUMERI! ✍️

Si è da poco conclusa una stagione estiva molto affollata sul Lago di Garda, caratterizzata da un grande afflusso di turisti e tanto lavoro da fare per le attività ricettive presenti nel nostro territorio.

Bar, ristoranti e alberghi hanno spesso fatto registrare il tutto esaurito, come conseguenza della possibilità di tornare alla normalità dopo un lungo inverno caratterizzato da continui lockdown e restrizioni dettate dall'emergenza COVID.

In questo contesto gli operatori del settore hanno evidenziato una forte carenza di personale stagionale, e una particolare difficoltà a reperire le figure richieste per far fronte alla enorme mole di lavoro.

La disperata ricerca delle cause di questa carenza ha portato ad individuare nel Reddito di Cittadinanza la motivazione per cui, secondo alcuni, i giovani di oggi preferirebbero usufruire del beneficio statale (il cui importo medio è di circa 510 Euro mensili nella nostra provincia) piuttosto che accettare opportunità di lavoro nell'ambito turistico/ricettivo.

Insomma sparare a zero sul Reddito di Cittadinanza è stata un po' la moda dell'estate, soprattutto da parte di alcuni politici, che hanno utilizzato questa importante misura di lotta alla povertà come capro espiatorio su cui scaricare colpe e responsabilità che andrebbero invece ricercate altrove, per esempio nelle carenze croniche del sistema scolastico e formativo del nostro paese.


Ma analizziamo alcuni numeri per capire come stanno veramente le cose, e dimostrare una volta per tutte la mancanza di fondamento di tali accuse.

Considerando per esempio i dati del Comune di Desenzano rileviamo che i nuclei percettori del sussidio sono complessivamente 552, di questi tuttavia solamente 256 sono tenuti a sottoscrivere i Patti per il Lavoro finalizzati all'inserimento lavorativo tramite i Centri per l'Impiego, mentre i restanti percettori in parte sono esclusi dall'obbligo di reinserimento (percettori di Pensione di Cittadinanza o persone inabili allo svolgimento di attività lavorativa) e in parte invece sottoscrivono i Patti per l'Inclusione attraverso i servizi sociali del proprio comune, a causa di situazioni di difficoltà particolarmente rilevanti e non strettamente legate alla mancanza di una occupazione.

Rileviamo quindi che su una popolazione complessiva di oltre 29000 abitanti sono solamente 256 i nuclei familiari percettori di reddito potenzialmente occupabili (meno dell'1%, a fronte di un tasso di disoccupazione medio che nella nostra provincia supera il 4%), che potrebbero in teoria sopperire alla mancanza di forza lavoro evidenziata dai vari operatori del settore turistico e ricettivo.

Ma non finisce qui, infatti si evidenzia come mediamente oltre il 70% dei percettori (dato nazionale) di Reddito di Cittadinanza abbiano un titolo di studio che non va oltre la licenza media, manchino dal mondo del lavoro da oltre 2 anni e nella maggior parte dei casi non siano nemmeno in possesso di una automobile o di un mezzo per potersi spostare autonomamente.

Ne consegue che molto probabilmente la maggioranza dei soggetti beneficiari non possiede nemmeno parzialmente i requisiti minimi necessari per poter lavorare e operare in settori legati al turismo e all'accoglienza, o nella ristorazione, dove normalmente vengono richieste figure con specifiche competenze e formazione o almeno con una pregressa esperienza nelle medesime mansioni.

E' evidente quindi come le cause della mancanza di personale specializzato in certi settori vadano ricercate altrove, magari nelle pessime condizioni di lavoro e contrattuali offerte da alcuni di questi operatori.


Restando in tema di occupazione, relativamente ai percettori di RDC i dati per la nostra provincia ci dicono che dall'entrata in vigore della misura oltre 4300 percettori hanno stipulato un contratto di lavoro, su un totale di circa 13200 soggetti coinvolti, più del 30% del totale ha dunque trovato un lavoro, anche se prevalentemente a tempo determinato.

Anche in questo caso i dati smentiscono quanto viene ripetutamente e strumentalmente affermato da diversi esponenti politici, che utilizzano il RDC per la propria propaganda politica, senza preoccuparsi dell'importanza vitale che questa misura ha per moltissimi nuclei familiari in difficoltà su tutto il territorio nazionale.



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